Hikikomori

di George-Ciprian

Hikikomori descrive un fenomeno in cui i giovani si ritirano dal mondo e si isolano volontariamente. Perchè lo fanno e esistono soluzioni? Scoprilo in questo articolo!

Hikikomori George Ciprian

Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo fenomeno sociale in Italia, che è quello dei Hikikomori. Questo fenomeno è di origine giapponese e è stato riportato alla ribaltà in Italia dal programma televisivo della Mediaset “Le Iene” nel 2016. In questo articolo cercherò di rappresentarvi al meglio questo fenomeno, che è ampio e complesso.

La parola hikikomori deriva dal giapponese “引き籠もり” e si traduce in “stare in disparte”, “staccarsi” o “fuggire”. Questo fenomeno colpisce soprattutto giovani ragazzi giapponesi, con un’età compresa tra i 14 e i 30 anni. Non mancano anche casi di giovani ragazze che diventano hikikimori, ma i casi rilevati sono molto meno. Si calcola che oggi giorno in Giappone vi sono circa un milione di casi, ma si possono fare solo delle approsimazioni.

Perché diventano hikikomori?

E’ una domanda difficile a qui rispondere, ci sono diversi fattori in gioco, ma gli studiosi hanno concordato che tutti questi ragazzi e ragazze non si isolano senza un preciso motivo. Molti/e di loro si sono isolati/e a causa della grande pressione sociale che la società giapponese esercita su di loro.

Questo fenomeno ha origine nei anni ottanta e ha avuto un incremento esponenziale nei anni novanta. All’inizio nessuno in Giappone capiva cosa stesse succedendo, visto che molti giovani sparivano dalle scuole e dai loro propri quartieri. La preoccupazione era anche presente, soprattutto nei genitori del giovane hikikomori.

Nei vent’anni successivi si è cominciato a studiare e a capire il fenomeno. All’inizio gli hikikomori erano visti malissimo, quasi come dei malati di mente o persone affette dalla sindrome dell’autismo, ma grazie alle ricerche si è constatato che diversi fattori hanno portato i giovani a isolarsi.

Un ruolo fondamentale in tutto ciò è stato rappresentato anche la nascita e dall’espansione della tecnologia. Questo è stato e è ancora oggi un elemento fondamentale per capire perché un giovane diventa un hikikomori e non lascia mai la propria abitazione. Dentro i videogiochi e internet riesce a trovare un spazio proprio, dove si sente libero/a e non giudicato/a.

(Foto © Regione Piemonte)
(Foto © Regione Piemonte)

E nel resto del mondo?

Questo fenomeno, nei ultimi vent’anni si è espanso intorno a tutto il mondo. Si sono riscontrati casi finora in Francia, Italia, Spagna, Centro America, Argentina, ma soprattutto in paesi del continente asiatico come India, Taiwan, Thailandia, Cina e Corea del Sud. Anche in questi paesi non si sanno le dimensioni reali del fenomeno.

Questo fenomeno grazie all’apparizione del COVID-19, si è espanso ulteriormente e solidificato. Le dinamiche sono le sempre stesse, ma i lockdown hanno portato sempre più giovani a rinchiudersi in casa e non uscire, abbandonando la loro vita sociale o in casi più gravi si è all’abbandono scolastico.

Esistono soluzioni?

Si, ne esistono varie. In Giappone si è cercato di rimediare in due modi:

  • un primo approccio medico-psichiatrico che consiste di trattare la condizione come un disturbo mentale o comportamentale con il ricovero ospitaliero, sedute di psicoterapia o assunzione di farmaci,
  • cercando di andare alla radice del problema sociale e cercando gli elementi che obbligano il ragazzo o la ragazza a isolarsi.

Il primo metodo è il meno utilizzato, perché è quello più duro. Il secondo è quello più utilizzato e sembra molto più efficiente.

Questo fenomeno ha portato il governo giapponese a agire. Negli ultimi anni sono state create diverse commissioni sull’argomento e infine quest’anno il “Ministero per la solitudine“, che oltre a cercare di trovare soluzioni per ridurre il numero di hikikomori ha anche il compito di investigare e aiutare persone che soffrono di malattie come la depressione o che vogliono tentare il suicidio.

Anche nel nostro continente si è cercato di agire. In Inghilterra si è creata la “Commission on Loneliness” nel 2016 dal membro del parlamento Jo Cox, con gli stessi obiettivi di quello giapponese. Nei anni seguenti ha stabilito contatti con diverse ONG che si occupano di questi argomenti.

In Italia, per il momento il governo non ha fatto niente, ma è nata un’associazione che si occupa dell’argomento, cioé “Hikikomori Italia” fondata dal Dottor Marco Crepaldi, un giovane ragazzo laureato in psicologia e con una specializzazione in psicologia sociale e comunicazione digitale. La sua associazione è stata fondata nel 2017 e lui è il presidente.

Logo di Hikikomori Italia (Foto © Hikikomori Italia)
Logo di Hikikomori Italia
(Foto © Hikikomori Italia)

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