Come cambia una mozione

di Redaktion Redazione

La discussione in aula è utile anche per migliorare la versione originaria di una proposta, ampliando il relativo sostegno. È accaduto così a una mozione della Süd-Tiroler Freiheit.

Quando un consigliere o una consigliera porta all’attenzione dell’assemblea una mozione (documento che ha incarica la Giunta provinciale o l’Ufficio di presidenza di determinati compiti), è, di norma, disponibile ad accettare anche proposte di modifica o integrazione del proprio documento. Questo perché dal dialogo consiliare possono arrivare suggerimenti migliorativi, oppure perché la Giunta si dice disponibile ad accogliere la proposta a determinate condizioni, o ancora perché rappresentanti di altri gruppi consiliari si dicono disposti a sostenere la mozione anche con la propria firma. Così, una proposta che viene depositata in Segreteria generale (azione necessaria per la messa all’ordine del giorno dei lavori dell’assemblea) o che entra in aula firmata da un solo gruppo consiliare in una certa forma può uscirne sostenuta da molte più firme e in una forma diversa: è il risultato di un confronto parlamentare di successo.

Piena adesione a sostegno di chi affronta un aborto spontaneo

Questo è quanto accaduto alla proposta Tutela della maternità in caso di aborto spontaneo o parto di feto morto, presentata da Sven Knoll e dai suoi colleghi della Süd-Tiroler Freiheit per incaricare la Giunta di promuovere per le donne che affrontano un aborto spontaneo o partoriscono un feto morto le stesse tutele lavorative e della maternità previste quando il parto va a buon fine, elaborando con le autorità socio-sanitarie e le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori proposte di tutela anche a livello provinciale, e vagliando misure di sostegno psicologico ed economico senza intralci burocratici. Già all’inizio della discussione in aula, il presentatore ha comunicato che nel frattempo tutti i consiglieri e le consigliere presenti avevano deciso di mettere la propria firma accanto alla sua. Nel corso della discussione, egli è stato inoltre persuaso a trasformare la proposta in voto, ovvero in sollecito rivolto a Governo e Parlamento, per invitarli ad adoperarsi per attuare gli obiettivi di tutela citati: la relativa competenza è, infatti, statale.

Confronto partecipato

La proposta di trasformazione in voto era arrivata da Waltraud Deeg (SVP), che ha anche invitato a riflettere su come dare alle donne il tempo di recuperare e di affrontare il lutto. Nel corso della discussione, l’iniziativa è stata esplicitamente sostenuta da Franz Ploner (Team K), che ha ricordato che in Austria e Germania questa forma di tutela è già prevista, Myriam Atz (Süd-Tiroler Freiheit), co-firmataria della versione originaria, secondo cui un aborto spontaneo anche nella primissima fase della gravidanza è una perdita notevole, Brigitte Foppa (Gruppo verde), che ha evidenziato com’è difficile comunicare la fine di una gravidanza, Maria Elisabeth Rieder (Team K), che oltre a sottolineare la difficoltà di rientrare al lavoro ha chiesto, così come gli assessori Philipp Achammer (SVP) e Magdalena Amhof (SVP), che il tema non sia più un tabù – Amhof ha anche sottolineato di non aver mai vissuto, in 13 anni da consigliera, un confronto così partecipato. La necessità di alleggerire le donne dal grave carico fisico e  psicologico di un tale evento  è stata confermata dall’ass. Hubert Messner, cui spettava la replica, e che ha fatto riferimento alla propria esperienza di medico neonatologo per aggiungere che, se non c’è un accompagnamento, spesso si cade nella depressione. Il voto è stato quindi approvato all’unanimità.